Nel panorama delle battaglie medievali, l’Assedio alla Rocca di Galliera del 1334 si distingue non solo per la sua originalità, ma anche per l’astuzia e l’ingegno dimostrati dai bolognesi. Questo episodio, passato alla storia come la “Battaglia della Merda”, è un esempio unico di come la determinazione di un popolo possa ribaltare le sorti di un conflitto senza spargimento di sangue. Un evento che, oltre a essere curioso, offre spunti interessanti per comprendere il contesto storico e sociale dell’epoca.

Il contesto storico: Bologna sotto il giogo di Bertrando del Poggetto

Per comprendere appieno l’importanza di questo assedio, è necessario fare un passo indietro e analizzare il contesto in cui si svolse. Nel XIV secolo, Bologna era una città ricca e culturalmente vivace, ma era anche al centro delle mire del Papato, che cercava di consolidare il proprio potere temporale in Italia. A rappresentare gli interessi papali era Bertrando del Poggetto, un cardinale francese inviato da Papa Giovanni XXII come legato pontificio.

Bertrando, però, non fu un governante amato. Al contrario, il suo governo fu caratterizzato da tributi esosi e restrizioni severe che misero in ginocchio la città. I bolognesi, orgogliosi della loro autonomia comunale, mal sopportavano il dominio straniero e le imposizioni fiscali. La situazione raggiunse il culmine quando Bertrando decise di costruire la Rocca di Galliera, una fortezza imponente che simboleggiava il potere papale e serviva a controllare militarmente la città.

L’assedio: astuzia e originalità al servizio della ribellione

Esasperati dalle angherie di Bertrando, i bolognesi decisero di passare all’azione. Nel 1334, organizzarono un assedio alla Rocca di Galliera, dimora del cardinale e simbolo dell’oppressione papale. Tuttavia, la fortezza era praticamente inespugnabile: mura solide, torri difensive e un approvvigionamento idrico garantito da un vicino corso d’acqua rendevano la rocca un obiettivo difficile da conquistare.

Ma i bolognesi non si persero d’animo. Decisero di agire con astuzia e originalità, adottando una strategia che sarebbe passata alla storia. Per prima cosa, deviano il corso d’acqua che riforniva la rocca, privando gli assediati di una risorsa vitale. Senza acqua, la resistenza all’interno della fortezza sarebbe stata impossibile.

Ma il colpo di genio arrivò dopo. I bolognesi iniziarono a raccogliere escrementi da ogni angolo della città, coinvolgendo anche gli animali per aumentare il loro “arsenale”. Con slanci e catapulte, cominciarono a lanciare il materiale nauseabondo all’interno della rocca. Immaginate la scena: i soldati francesi e lo stesso Bertrando costretti a vivere in un ambiente invivibile, circondati da rifiuti e maleodorante.

La resa e la fuga di Bertrando

L’assedio durò 10 giorni, durante i quali i bolognesi continuarono imperterriti il loro “bombardamento” di escrementi. Alla fine, i francesi, disgustati e demoralizzati, non ebbero altra scelta che arrendersi. Bertrando del Poggetto, insieme ai suoi uomini, abbandonò la rocca e fuggì dalla città. La vittoria dei bolognesi fu totale e, cosa ancor più straordinaria, non ci furono né morti né feriti.

Perché la “Battaglia della Merda” è importante?

Questo episodio, oltre a essere un esempio di ingegno e resistenza popolare, ha un significato storico profondo. La cacciata di Bertrando segnò un momento cruciale per Bologna, che riaffermò la propria autonomia comunale e la volontà di non sottostare a governi oppressivi. Inoltre, la “Battaglia della Merda” è un caso unico nel panorama medievale, dimostrando come la creatività e la determinazione possano ribaltare situazioni apparentemente senza via d’uscita.

 
 
La famosa "battaglia della merda" è stata rievocata dalla Balla de li Goliardi Bolognesi.
Durante la rievocazione la voce del Gonfaloniere riecheggia fra la scalinata del Pincio e le rovine della rocca:
 
"L’istoria che m’accingo a raccontare
giammai cantata fu da un trovatore:
vi narrerò la furia popolare
che liberò Bologna dal terrore.
Era costì Bertrando del Poggetto,
un cardinal venuto dal a Franza,
che dopo esser paruto un agnoletto
tiranno diventò con spada e lanza.
Ei volle guerreggiar coi veneziani
e già che c’era pur coi ferraresi,
mandando avanti i giovin petroniani
a far da scudo ai militi francesi.
Moriron come mosche, i bolognesi,
e il cardinal nella città turrita
fece ritorno con i suoi francesi:
altri per lor pagaron con la vita!
Si dedicaron poi da mane a sera
ad arraffar di tutto entro le mura,
chiudendosi alla rocca di Galliera
ch’era della città la più sicura.
Ai bolognesi alleggerì la panza
vuotando le cantine ed i granai,
lasciandoli digiuni e in gran doglianza
sordo ai loro lamenti e ai loro lai.
La rabbia prese il posto della fame
e il popol s’adunò presso il maniero
con altre grida ed agitando lame
per far vendetta contro lo straniero.
Troppo munita e forte la muraglia
apparve lor e troppo ben difesa.
Inutile tentar di dar battaglia
o d’espugnar le mura e farne presa.
Levossi allor un grido sugli astanti
e in un baleno la gran turba tacque:
"Orsù, datemi mente tutti quanti:
andiamo a toglier lor le nostre acque!"
Poi tosto si diressero al canale
che lì d’appresso placido scorreva:
le chiuse s’abbassar, ferme le pale,
a secco l’inimico rimaneva.
"E adès: tótt a buschîr, o bolognesi,
e quall ch’a cagarän non si disperda
che da dmatéṅna i nobili francesi
combatteranno con la nostra merda!"