Il 3 aprile 1484 la Torre delle Perle, alta sessanta metri, collassò sull’attuale via Castiglione: a farne le spese fu un intero lato del Foro dei Mercanti (l’attuale Palazzo della Mercanzia) e la residenza stessa dei Bolognetti, che crollò quasi per intero sotto il peso delle macerie. «Niente ne rimase integro, né mai in Bologna fu più oribele cosa», riportano le cronache dell’epoca. Alle operazioni di salvataggio partecipò anche Giovanni II Bentivoglio in persona, ancora saldamente al potere della città e ignaro del complotto che da lì a quattro anni gli avrebbero teso i Malvezzi. Si riuscì a estrarre ancora vivo un facchino, uno dei pochi superstiti di una tragedia che si portò via i fratelli Giovanni e Antonio Bolognetti, e assieme a loro la figlia (e nipote) ancora abbracciata allo sposo, il nobile Giovanni Gualenghi di Ferrara. Tra parenti, amici e servitori si contarono ventitré vittime. Scamparono invece a questa sorte Ercole, figlio di Giovanni, perché al momento del crollo si stava attardando in cantina, e i due figli di Antonio, Ludovico e Giacomo, che si trovavano a scuola. Un garzone di una vicina pescheria, invece, fu miracolosamente ritrovato indenne con il cartoccio del pesce ancora stretto al petto.
Il disastro, paradossalmente, non fu causato da problemi di costruzione, ma di de-costruzione. Per ampliare il più possibile la superficie abitativa, molte famiglie scarnificavano i muri senza alcun criterio strutturale. Succedeva così che persino ai piani inferiori si ricavassero botteghe e negozi per trarne profitto dagli affitti, ma in questo modo le torri diventavano elefanti appoggiati sulla cristalleria. Nel caso della Torre Dalle Perle il cedimento fu ai piani superiori, e questo spiega perché la base rimase in piedi fino a quasi venti metri d’altezza. Oggi è ancora possibile vedere quel relitto, a patto di salire sulla Torre Asinelli e di puntare lo sguardo verso la facciata del Palazzo della Mercanzia: lì, al centro dell’ideale trapezio isoscele che prende forma dalla piazza, spunta ciò che rimane della torre crollata. Fu, in ogni caso, una delle peggiori sciagure mai capitate in città. Per mesi interi, nel 1484, le famiglie che abitavano nelle vicinanze del disastro non riuscirono (o non vollero) dormire a casa. Il senato bolognese concesse un sussidio di 500 lire annue al sopravvissuto Ercole Bolognetti e ai due figli di Antonio, esentandoli da dazi e gabelle, ma con l’obbligo di provvedere a rimuovere le macerie e a ricostruire la loro abitazione.