Il colpo di mano di Giovanni Bentivoglio: come il 27 febbraio 1401 conquistò il potere a Bologna

Il 27 febbraio 1401, con un audace colpo di mano, Giovanni Bentivoglio riuscì ad impadronirsi del Palazzo Pubblico e ad instaurare il dominio della sua famiglia sulla città, destando per oltre un secolo le sorti del libero comune felsineo.

Giovanni Bentivoglio era il rampollo di una ricca e ambiziosa famiglia bolognese, che da tempo mirava ad impossessarsi del potere cittadino. Dopo falliti tentativi negli anni precedenti, nel 1401 Bentivoglio radunò i suoi fedeli e con la forza occupò il Palazzo Pubblico, sede del governo bolognese.

Pur essendo un golpe, l'azione non suscitò una rivolta popolare. Bentivoglio si accordò con il legato pontificio per ottenere la legittimazione di Roma e mantenne in carica i sedici rappresentanti del consiglio cittadino, mostrandosi abile politico oltre che uomo d'azione.

I nemici più pericolosi erano però le signorie di Firenze e Milano, che mal tolleravano l'ascesa bentivolesca. Bentivoglio riuscì ad allearsi con Firenze, mentre i Visconti di Milano appoggiarono la fazione rivale dei Gozzadini, anch'essa desiderosa di impadronirsi di Bologna.

Nel giugno 1402 gli eserciti milanesi guidati da Alberico da Barbiano giunsero alle porte di Bologna, scontrandosi prima con Bentivoglio a Casalecchio e poi penetrando in città al fianco dei Gozzadini. Sembrava la fine per Giovanni Bentivoglio, costretto alla fuga, ma un nuovo ribaltone guidato dagli Isolani in poche ore rovesciò ancora gli equilibri.

Alla fine della convulsa giornata Bentivoglio uscì vincitore, riuscendo a respingere l'offensiva milanese e affermandosi come nuovo Signore di Bologna. Il suo casato dominerà le sorti della città per oltre un secolo, tra alterne vicende.

Quella del 27 febbraio 1401 fu dunque un vero e proprio colpo di Stato, almeno nei metodi. Ma all’atto pratico, l’usurpatore fu acclamato dal popolo e mantenne i sedici rappresentanti che formavano il consiglio più alto della città, restituendo la libertà ai suoi oppositori. Poi, com’era prassi, s’accordò con il legato pontificio per non compromettere i rapporti con Roma. Restavano da domare i due fuochi più pericolosi: Firenze e Milano, la vecchia e inconsolabile padrona, che non si era rassegnata all’idea di aver perso mordente su Bologna.

Le due città si affrettarono a farsi vive col nuovo signore. Giovanni Bentivoglio blandì Firenze e tergiversò con Milano, cosicché i Visconti, irritati, iniziarono a prendere contatti coi Gozzadini, ex alleati e ora rivali bentivoleschi. Ancora una volta, insomma, una potente famiglia di Bologna tramava con potenze straniere, mercanteggiando il futuro della città. Da Milano si mossero gli eserciti, capitanati per coincidenza (ma non troppa) da un certo Alberico da Barbiano, di origini bolognesi. La resa dei conti si sviluppò nell’arco di una sola giornata, il 26 giugno 1402. Al mattino i nemici si scontrarono a Casalecchio, dove Bentivoglio era riuscito a farsi sostenere da un manipolo di fiorentini. Perso lo scontro, si rifugiò in città a casa della sua vecchia nutrice, ma fu scoperto. A mezzogiorno, Gozzadini e il condottiero visconteo entrarono in città, ripristinando apparentemente una forma di governo repubblicano, senza più signorie. Ma alla sera, un altro blitz, ordito questa volta dalla famiglia Isolani, rovesciò di nuovo la situazione. E in breve tempo le milizie milanesi si impossessarono della città.