Il Portico di San Luca: la grande impresa collettiva della Bologna barocca

Era il 26 giugno 1674 quando, sotto una pioggia battente che un cronista dell'epoca definì "mandata dal demonio, inimico di così santa impresa", iniziarono i lavori per quella che sarebbe diventata una delle opere più straordinarie e simboliche di Bologna: il Portico di San Luca.

Una sfida monumentale

L'impresa era titanica: costruire il portico più lungo del mondo, che dalla porta Saragozza doveva arrampicarsi fino al Colle della Guardia, dove sorge il Santuario della Madonna di San Luca. Un'opera che avrebbe richiesto decenni di lavoro, enormi risorse economiche e uno sforzo collettivo senza precedenti della comunità bolognese.

Il progetto iniziale, ideato dall'architetto Gian Giacomo Monti, prevedeva la realizzazione di un portico continuo che, partendo dalla città, salisse fino al santuario attraverso 666 archi. Un numero non casuale, che secondo alcune interpretazioni rappresentava la vittoria della fede sul demonio, simboleggiato dal numero della bestia.

La costruzione in due fasi

La realizzazione del portico si sviluppò in due fasi distinte. La prima, dal 1674, riguardò il tratto dalla porta Saragozza fino al Meloncello, in piano e relativamente più semplice da costruire. Questa parte venne completata in pochi anni, grazie a un efficiente sistema di finanziamento che coinvolse sia le casse pubbliche che le donazioni private dei cittadini bolognesi.

La seconda fase, molto più impegnativa, riguardò il tratto dal Meloncello fino al Colle della Guardia. Questa parte richiese circa cinquant'anni per essere completata, a causa delle notevoli difficoltà tecniche dovute alla pendenza del terreno e alla complessità delle opere di fondazione necessarie.

La partecipazione popolare

Uno degli aspetti più straordinari della costruzione del portico fu il coinvolgimento diretto della popolazione bolognese. I cittadini non si limitarono a contribuire economicamente, ma parteciparono attivamente alla realizzazione dell'opera. Si creò una catena umana, un "passamano" come venne chiamato, per trasportare i materiali da costruzione dalla città fino al Colle della Guardia.

Questa forma di partecipazione collettiva divenne un simbolo dell'unità della comunità bolognese intorno al progetto. Nobili e popolani, mercanti e artigiani, tutti contribuirono secondo le proprie possibilità. Alcune famiglie si fecero carico della costruzione di intere arcate, come testimoniano gli stemmi ancora oggi visibili sui pilastri.

Le sfide tecniche e architettoniche

La costruzione del portico presentò numerose sfide tecniche. Il dislivello di 215 metri tra la partenza e l'arrivo richiese soluzioni architettoniche innovative. Gli architetti dovettero fare i conti con la natura del terreno, la pendenza variabile e la necessità di mantenere una certa armonia nelle proporzioni lungo tutto il percorso.

Particolarmente complessa fu la realizzazione dell'Arco del Meloncello, progettato da Carlo Francesco Dotti, che rappresenta uno snodo cruciale del percorso, dove il portico cambia direzione e inizia la salita più ripida verso il santuario.

Il significato religioso e civile

Il portico non era solo un'opera architettonica, ma aveva un profondo significato religioso e civile. Doveva proteggere i pellegrini che si recavano al Santuario della Madonna di San Luca e fornire riparo alla sacra immagine della Madonna quando veniva portata in processione in città.

Al tempo stesso, rappresentava la capacità di Bologna di realizzare grandi opere attraverso lo sforzo collettivo della sua comunità. Il portico divenne un simbolo dell'identità cittadina, un monumento alla fede ma anche alla determinazione e all'unità del popolo bolognese.

L'eredità storica

Oggi il Portico di San Luca, con i suoi 3,8 chilometri di lunghezza e 666 archi, rappresenta non solo il portico più lungo del mondo, ma anche una testimonianza straordinaria della Bologna del Seicento. È un monumento che racconta la storia di una città intera che si mobilitò per realizzare un'opera apparentemente impossibile.

Ogni arcata, ogni pietra del portico porta con sé la memoria degli sforzi, delle donazioni, del lavoro di migliaia di bolognesi che contribuirono alla sua realizzazione. Gli stemmi delle famiglie, le iscrizioni, i dettagli architettonici raccontano una storia di fede, determinazione e orgoglio civico che ancora oggi costituisce un elemento fondamentale dell'identità bolognese.

Nel 2021, il portico di San Luca, insieme agli altri portici di Bologna, è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, riconoscendo non solo il suo valore architettonico, ma anche la sua importanza come testimonianza di una straordinaria impresa collettiva che ha attraversato i secoli, giungendo intatta fino a noi.