Il 1630 rappresentò un anno terribile per la storia di Bologna e dell'Italia intera, funestato da una delle più devastanti epidemie di peste che colpirono l'Europa nel corso dei secoli. In pochi mesi la "morte nera" spazzò via gran parte della popolazione bolognese, cambiando per sempre il volto economico e sociale della città.
Già nel 1629 alcuni casi isolati nel Milanese avevano destato preoccupazione, ma fu nella primavera del 1630 che il morbo dilagò in misura catastrofica. I primi focolai colpirono la Lombardia per poi propagarsi velocemente anche in Emilia durante i mesi estivi.
Bologna venne raggiunta dal contagio nel mese di agosto. In breve tempo la situazione precipitò, con un rapido aumento del numero di casi e decessi dovuti all'inefficacia dei primitivi cordorni sanitari.
In poco più di un anno si calcola che il morbo uccise circa 35.000 cittadini bolognesi, oltre la metà della popolazione, con punte dell'80% in alcune parrocchie. Le cronache del tempo descrivono scene strazianti di morte e sofferenza.
Di fronte al dilagare del contagio, nel novembre 1630 le autorità bolognesi istituirono un lazzaretto e adottarono rigide misure di quarantena e isolamento degli appestati, che tuttavia non arrestarono l'avanzata della peste. Soltanto con il progressivo raffreddarsi della stagione invernale il morbo iniziò a regredire, per poi scomparire definitivamente nel dicembre 1631.
Ma le conseguenze sociali ed economiche della pandemia si fecero sentire a lungo. Interi quartieri e vie rimasero semi-deserti, con palazzi abbandonati e attività commerciali chiuse. Molti beni finirono all'asta pubblica per estinzione delle famiglie proprietarie.
Dal punto di vista economico, il blocco degli scambi e dei traffici commerciali aggravò la già difficile congiuntura. Anche la vita culturale ne risentì pesantemente, con la fuga o scomparsa di molti intellettuali.
La terribile peste del 1630 rimase a lungo impressa nella memoria dei bolognesi, tanto che ancora oggi alcune vie portano il nome di medici e benefattori che si prodigarono per arginare l'epidemia, come il dottor Francesco Puccinotti. Un dramma collettivo epocale che segnò profondamente la storia della città.