Nel 1855, Bologna si trovò di fronte a una minaccia invisibile, un nemico subdolo che colpì la città e il suo territorio in modo devastante: il colera asiatico. Questa pandemia, originaria del Bengala, si diffuse in Europa attraverso le rotte commerciali degli imperi coloniali, portando con sé morte e paura.
Il Contesto Storico
Il 1855 fu un periodo turbolento per l'Italia. Il Paese era ancora diviso in numerosi stati, tra cui il Regno di Sardegna, il Regno Lombardo-Veneto, lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie. La lotta per l'unità nazionale e l'indipendenza dall'Impero austriaco era in corso, e figure come Camillo di Cavour stavano lavorando instancabilmente per promuovere l'unificazione italiana. In questo contesto, il colera asiatico giunse come un terribile flagello, colpendo una popolazione impreparata.
Il Diffondersi del Morbo
La pandemia di colera si diffuse lentamente a Bologna, passando dall'ignoto paziente zero, un contadino proveniente da Massa Lombarda. L'epidemia fu inizialmente sottovalutata, ma presto scoppiò con violenza. Tra maggio e novembre 1855, la città di Bologna registrò quasi 4.000 morti accertati su una popolazione di 90.000 abitanti, il che rappresentava oltre il 4% della popolazione. Se si considerasse l'intera provincia, il numero di vittime salirebbe a 11.000. La malattia si diffuse rapidamente, lasciando impreparate sia le autorità che la popolazione.
La Reazione della Popolazione
La reazione della popolazione di Bologna fu simile a quella descritta da Albert Camus nel suo romanzo "La Peste". Inizialmente c'era paura, seguita dalla negazione e infine dal panico. Le persone erano spaventate e disorientate, poiché nessuno aveva memoria di un'epidemia così devastante. La città sembrava deserta, con molti abitanti che cercavano rifugio nelle campagne per sfuggire al contagio. Le attività commerciali subirono una battuta d'arresto, mentre molte botteghe e negozi persero clienti.
L'Intervento Religioso
In questo clima di paura e incertezza, le autorità ecclesiastiche autorizzarono il trasporto della Beata Vergine del Soccorso dalla via del Borgo alla basilica di San Petronio. Questo gesto aveva lo scopo di chiedere aiuto divino per fermare la pandemia, ma si rivelò un azzardo sanitario poiché portò a un aumento dei contagi nelle settimane seguenti.
Le Zone Colpite
Il colera asiatico colpì particolarmente alcune zone di Bologna, tra cui il Pratello e San Felice, situate tra il Lazzaretto e i canali. Queste erano le zone delle lavandaie, che ogni giorno immersero i loro panni nell'acqua contaminata, contribuendo alla diffusione della malattia.
La Fine della Crisi
A novembre del 1855, la crisi cominciò a rientrare. I teatri riaprirono le loro porte, e la politica tornò a occuparsi dei temi di sempre, come se nulla fosse accaduto. Tuttavia, le cicatrici lasciate dal colera asiatico sarebbero rimaste per lungo tempo.