Le acque termali di Porretta Terme, immerse nell'Appennino, vantano una storia millenaria e una rinomata fama. Già nell'epoca imperiale, queste acque erano celebrate, come dimostra un antico mascherone in marmo di Carrara con un volto di leone risalente al I secolo dopo Cristo. Questo mascherone, recuperato nel greto del Rio Maggiore alla fine dell'Ottocento, è diventato il logo delle terme di Porretta.

Nel Rinascimento, la località di Porretta era altrettanto famosa, come testimonia l'opera di Sabadino degli Arienti "Le Porrettane" del 1483, che racconta storie d'amore ispirate al Decamerone, ambientate tra le persone che frequentavano le terme. Personaggi illustri come Lorenzo il Magnifico e Niccolò Machiavelli visitarono queste acque termali, e Machiavelli stesso menzionò i benefici delle cure termali nella sua commedia "La Mandragola".

Le acque termali di Porretta hanno una storia che risale all'antica Roma, quando alimentavano le terme romane di via Saragozza, grazie a un complesso sistema di acquedotti che portava l'acqua potabile in città. Questi antichi acquedotti, costruiti nell'epoca augustea, partivano da Sasso Marconi, seguivano il corso del fiume Reno fino a Casalecchio, e attraversavano la collina per arrivare in centro città. Tuttavia, con l'arrivo delle invasioni barbariche e la caduta dell'Impero Romano, l'acquedotto cadde in disuso per quindici secoli.

Solo nel 1883, l'acquedotto romano fu riportato in funzione, dimostrando la sua durabilità nel corso del tempo. Le antiche tradizioni romane di "salus per aquam" (salute attraverso l'acqua), che hanno portato alla moderna concezione di spa, sono state tramandate nel corso dei secoli.

Nell'Ottocento, furono scoperte le acque termali di Corticella, evidenziate nel toponimo di via delle Fonti, ma oggi testimoniata solo da un'insegna. Queste acque solforose erano già conosciute per le loro proprietà terapeutiche nel 1829, e nel periodo successivo alla prima guerra mondiale furono addirittura imbottigliate e distribuite. Tuttavia, il parco termale lungo il fiume Navile conobbe un declino, culminando nell'interramento della sorgente nel 1960, sostituita da un cinema all'aperto.

Nel XIX secolo, i bolognesi frequentavano anche le terme di Gaibola e Casaglia, antenate delle moderne Terme Felsinee, aperte nel 1997. Queste terme sono alimentate dalle fonti San Luca e Alexander, con acque riconosciute come "termali" dal Ministero della Salute. Le acque, ricche di solfato, azoto e calcio, provengono da una profondità di oltre centosessanta metri e sono utilizzate per scopi terapeutici e di benessere.

In provincia di Bologna, sono state scoperte altre fonti con proprietà medicamentose, incluso un'acqua salata simile a quella del mare. Tuttavia, tra le acque termali, c'è un'eccezione: i Bagni di Mario, una cisterna profonda quaranta metri realizzata a Valverde nel 1564. Questa cisterna non ha origini romane, ma il suo nome è un omaggio al console Mario.

In sintesi, le acque termali della zona di Bologna hanno una storia antica e un legame profondo con la tradizione romana della cura attraverso l'acqua, continuando a offrire benefici terapeutici e benessere ai visitatori fino ai giorni nostri.